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“Queer as Folk” 10 anni dopo: i creatori ricordano le reazioni regative da parte della loro stessa comunità

Venerdì, 7 agosto 2015

di: Lesley Goldberg
Fonte: hollywoodreporter.com
Redatto da: Marcy

Ron Cowen e Dan Lipman guardano indietro agli inizi dello show, alle reazioni negative avute da parte della comunità gay (sì, davvero), e a come finalmente show come 'Transparent' o 'I Am Cait' non siano più un grosso problema (e questo è davvero OK).

Dieci anni fa venerdì, l’innovativo dramma della Showtime Queer as Folk uscì di scena con un episodio sull’assimilazione LGBT che è altrettanto importante oggi come lo era allora.

Quando il dramma della Showtime - basato sulla serie britannica con lo stesso nome - debuttò nel 2000, il panorama politico LGBT era notevolmente diverso da quello che è oggi: il matrimonio gay non era legale in nessuno stato negli USA, il “Defense of Marriage Act” ed il “Don't Ask, Don't Tell” erano ancora in vigore. C'erano ancora le leggi sulla sodomia in 17 stati. Mentre la società avrebbe ancora dovuto attendere anni per l'uguaglianza del matrimonio, la TV stava per dare uno sguardo onesto e senza filtri sulla vita di lesbiche, gay, bisessuali e la cultura transgender.

La serie che nessuno pensava avrebbe funzionato - tra cui anche i membri del cast - ha funzionato per cinque stagioni e 83 episodi (culminati il 7 Agosto 2005) e ha contribuito a cambiare il dialogo culturale su ciò che significa essere gay. Ma ora, nel 10° anniversario dal finale della serie, show come Queer as Folk non sono più considerati una rarità ma la norma. Il dramma su un gruppo di amici che ci ha raccontato storie di aggressioni omofobe, di coming out, di HIV ed AIDS così come della lotta per l'uguaglianza ha contribuito a spianare la strada per serie tv come Glee, Looking, Modern Family e The Fosters.

In questa intervista, i creatori Ron Cowen e Daniel Lipman guardano indietro alle prime critiche ricevute dallo show (sorprendentemente, da membri della comunità gay, ma non conservatori), ai problemi di sicurezza personale, alla responsabilità che sentivano loro di toccare argomenti politici, alla possibilità che Queer as Folk possa funzionare ancora oggi ed ai parallelismi con la vibilità di cui sta godendo ora la comunità trans con Transparent ed I Am Cait.

Quando avete sviluppato lo show all’inizio, quanto è stato di ostacolo il doverlo adattare per gli Stati Uniti?

Lipman - Dato che lo show britannico era stato un grande successo ed aveva avuto un’ottima visibilità, la HBO voleva farne una miniserie in tre o quattro parti, mentre la Showtime – ed i produttori in Gran Bretagna - volevano che fosse una serie. La Showtime si è fatta avanti e ha detto che ne avrebbero fatto 22 episodi - a scatola chiusa.

Considerando che, all’epoca, non c'era nulla di simile nella televisione americana, non siete rimasti sorpresi che non ci siano stati maggiori ostacoli nell'ottenere la messa in onda dello show?

Cowen - L'ostacolo c’era eccome perché circolava già la voce che, se mai fosse fatto negli Stati Uniti, sarebbe stata una versione annacquata e che nessuno avrebbe avuto il coraggio di farlo nel modo in cui la versione inglese era stata fatta.

Lipman - Era in prima pagina in una delle sezioni del Los Angeles Times Calendar [all’epoca].

Cowen - La vera sfida nel dargli vita è stata quella di essere in grado di farlo senza censura alcuna, senza tante interferenze da parte della rete, e siamo stati fortunati che la Showtime ci abbia supportato tanto e sia stata così d'accordo con noi da permetterci di eguagliare o sorpassare la versione britannica .

Lipman - Jerry Offsay era presidente [della Showtime], all’epoca, e lui era molto favorevole alle questioni gay ed anche ad un sacco di progetti gay, quindi questo non era un lavoro isolato. Era qualcosa che si adattava al profilo della rete.

Come era il panorama televisivo quando avete iniziato questa serie? E quanto è stata rischiosa l’impresa di lavorare a questo show in quegli anni?

Cowen - Nel 2000, alla fine del 21° secolo, il mondo era molto diverso. Il DOMA esisteva ancora così come il Don't Ask, Don't Tell . Qualcosa come 14 stati avevano ancora leggi sulla sodomia. [Quattordici Stati hanno visto rovesciare le proprie leggi sulla sodomia dalla decisione della Corte Suprema del 2003 Lawrence vs. Texas. Tre altri stati hanno visto le loro leggi rimosse dalla legislazione o colpite dai Tribunali Statali tra il 2000 ed il 2003.] Era un ambiente piuttosto ostile in molti modi diversi nei confronti dei gay, così quando abbiamo iniziato lo show, eravamo un po’ preoccupati per la reazione dalla destra religiosa. I nostri uffici erano in un edificio tra Wilshire e LaCienega [a Los Angeles], non eravamo sul terreno di uno studio. Non c'era una stazione di guardia, eravamo semplicemente in un edificio per uffici, e ci siamo sentiti un po’ vulnerabili ed esposti a tutti coloro che entravano. Abbiamo chiesto alla Showtime se potevano mettere una telecamera di sicurezza fuori dalla porta in modo che il nostro assistente potesse vedere chi c'era prima di aprire la porta. Quindi ci sono stati un po' di tensione, nervosismo e trepidazione. Per fortuna, nulla [di male] è mai accaduto.

Quale tipo di feedback avete avuto dopo il debutto dello show?

Lipman - Mi ricordo che abbiamo avuto grande copertura in riviste come Time e Newsweek ed Internet era ancora solo agli inizi. Le persone erano generalmente sorprese perché pensavano che non fosse possibile che questo show funzionasse - persino il nostro cast, molti dei nostri attori all’epoca non credevano che avremmo davvero girato il pilot nel modo in cui il copione era scritto, pensavano non sarebbe mai successo. Non solo è successo, ma la gente pensava anche che fosse abbastanza buono. Non era solo uno show sessualmente sensazionale. Aveva anche buoni personaggi, storie ed umorismo. Ed era, cosa più sorprendente di tutte, un successo.

Cowen - Penso che fossero più che sorpresi, erano effettivamente scioccati. Perché quando viene fatto qualcosa che non è mai stato fatto prima, soprattutto in un paese con un sacco di problemi puritani - dove in televisione diventa più facile mostrare la violenza delle armi che non il sesso - e viene creato qualcosa di così esplicito come quello che stavamo facendo noi, alcune persone hanno avuto difficoltà a vedere il resto del programma. Ma col passare del tempo, quello shock iniziale fu superato. In compenso vennero alla luce certi problemi che noi non ci saremmo aspettati.

Del tipo?

Cowen - Alcuni membri della comunità gay erano preoccupati dal fatto che forse stavamo mostrando cose che non rispecchiavano la comunità gay nella miglior luce possibile. Ma la nostra intenzione era quella di dire la verità come noi la conoscevamo e, in una certa misura, come l’avevamo sperimentata. Questa era l'intenzione: il mostrare il bene ed il discutibile senza esprimere un giudizio. Alcune persone questo lo hanno apprezzato, altre ne erano invece allarmate, altre ancora erano preoccupate che non si stesse offrendo la parte migliore, in termini di immagine, delle persone gay in televisione o [per giocare sugli stereotipi] di quello che gli etero avrebbero pensato dei gay. E' stato sempre un problema conflittuale per noi. Quello delle persone che principalmente erano preoccupate del: "Cosa penseranno gli eterosessuali di noi?" Perché questa è una cosa di cui Dan ed io non ci siamo mai preoccupati. Quello che a noi interessava era essere sinceri.

Lipman - La rete aveva inserito una dichiarazione di non responsabilità nello show, almeno per il primo paio di stagioni, che diceva: "Questo show non riflette l’intera comunità gay. Riguarda un particolare gruppo di amici.". C'erano persone nella comunità gay che hanno detto: "Perché non avete fatto una serie su due avvocati che vivono in periferia e che adottano dei bambini?" Non era quello che la rete aveva acquistato. La rete aveva comprato Queer as Folk e voleva Queer as Folk, il che significava raccontare di gruppo di giovani uomini e donne nei loro 20 anni che esplorano la vita. Lo spettacolo riguardava davvero dei ragazzi ed il loro viaggio nel diventare uomini. Se si fosse trattato di giovani ragazzi etero nei loro 20 anni, si sarebbe comunque parlato di sesso. Ma poiché il concetto era stato capovolto - i protagonisti erano ragazzi gay - un sacco di gente si è sentita a disagio.

Cowen – Avevamo immaginato che avremmo avuto problemi con persone appartenenti alla destra religiosa, ma le persone che si opposero di più allo show facevano parte del nostro pubblico gay, e questa cosa ci ha sorpreso.

E da parte della destra religiosa, niente?

Lipman – Giusto un pizzico. Eravamo al Larry King con il cast, ed avevano trovato qualcuno della destra religiosa che urlava e gridava contro lo show mentre eravamo in onda. Ma è sembrata una cosa artificiosa, calcolata e costruita, perché non credo che molte di queste persone abbiano visto lo show. Non credo che se ne siano interessate.

Questa cosa è molto interessante dato che pare non si possa mandare in onda uno show come The New Normal senza guadagnarsi una reazione da parte dei gruppi conservatori.

Cowen - la posizione [della Showtime] era: Devi pagare per avere la Showtime. Ed è per questo che la destra religiosa non protestò come invece avrebbe fatto se [la serie] fosse andata in onda su, diciamo, la NBC. Ecco come lo hanno spiegato a noi. Se questo sia il vero motivo o no, veramente non credo di saperlo neanche oggi.

Lipman - Non ci furono neanche proteste da parte degli abbonati. In molti modi, Queer as Folk ha messo sotto i riflettori la Showtime perché le ha fatto ottenere un’enorme quantità di pubblicità e tutti alla Showtime erano entusiasti per questo. Non credo, o almeno a noi non è mai stato detto, che gli abbonati abbiano annullato i loro abbonamenti.

Come avete risposto alle reazioni negative da parte della vostra comunità?

Cowen – Eravamo infastiditi dalla reazione di alcune persone della comunità gay e di alcune organizzazioni che hanno mostrato di avere problemi con lo show. Ma credo fosse perché non ritenevano che stessimo raffigurando la comunità gay nel modo in cui loro l’avrebbero voluta veder rappresentata. Avevano un loro programma politico e noi non lo stavamo seguendo. Ma non era quello il nostro scopo.

D'altra parte, ci sono state reazioni allo show che noi non ci aspettavamo proprio e che ci hanno sorpreso del tutto, ed è stata la reazione da parte della comunità etero e dalle donne. Ci ha stupito e deliziato perché sembravano usciti fuori dal nulla. Nessuno aveva previsto per lo show l’enorme miscellanea di pubblico che ha avuto e che ha ancora. ... Ci sono voluti diversi anni per capire che il nostro pubblico femminile era ancora più importante di quanto non lo fosse stato il nostro pubblico gay. Ci è venuto in mente che molte di quelle donne sono madri o sarebbero state delle madri, e che se loro fossero state in qualche modo sensibilizzate su quello che significa avere un figlio gay e su quello che i bambini gay affrontano crescendo, e se sono un po' più sensibili e consapevoli per l’aver guardato Queer as Folk, allora è davvero importante che loro trasmettano tutto questo ai propri figli. I gay sono l'unico gruppo di minoranza che non condive con i propri genitori il fatto di far parte appunto di una minoranza. Questo è qualcosa da prendere in seria considerazione, perché significa che i ragazzi gay sono molto isolati.

Lipman – Benché ci fossero state un sacco di critiche da parte della comunità gay e delle pubblicazioni gay ci fu anche un grande sostegno verso lo show. Facemmo un evento al Paley Center. In seguito, si tenne un ricevimento al Beverly Hilton. Nella stanza accanto, Elizabeth Taylor stava dando una festa per il suo compleanno. Con lei c’erano tutti questi uomini - per lo più gay - e Sharon Gless [che ha interpretato Debbie], Ron ed io in qualche modo ci siamo ritrovati a questa festa. Alcuni di quegli uomini vennero da noi e ci ringraziarono per Queer as Folk perché ci dissero - e non lo dimenticherò mai - "Veniamo da lontano, dagli stati centrali dell’America. Dove viviamo noi non ci sono bar gay o quartieri gay, e Queer as Folk è stato il nostro collegamento con la comunità omosessuale". Il che ha significato molto per noi. Non avevamo pensato a questa cosa: al fatto che ci fossero persone che vivevano in aree prive di una comunità gay e che quindi ogni domenica sera, questa era la loro connessione.

Cowen - Mi ricordo anche quanti giovani gay - in particolare adolescenti o giovani nei loro 20 anni - abbiano apprezzato la serie perché anche loro si sentivano molto isolati. Non avevano una comunità gay. Non c'era una West Hollywood, non c'era una Christopher Street. Per loro, Queer as Folk era una forma di collegamento. Abbiamo avuto così tante lettere ed e-mail che dicevano: "Ci aiuta perché così non ci sentiamo soli". E questo ci ha fatto sentire come se stessimo facendo qualcosa di utile.

La serie è diventata sempre più politica con l’avanzare delle stagioni, avete sentito la responsabilità sociale di esplorare gli ostacoli giuridici che interessavano la comunità LGBT in quel momento?

Cowen - Quando abbiamo iniziato lo show, c’era un clima molto ostile verso le persone gay. Era molto ostile ed è diventato ancora più ostile una volta che Bush divenne presidente. Ricordiamo il suo discorso nel Giardino delle Rose della Casa Bianca nel quale dichiarava che voleva cambiare la Costituzione in modo da sancire che il matrimonio poteva essere solo tra un uomo ed una donna. Praticamente il pregiudizio e la discriminazione erano presenti nelle sfere più alte del nostro governo. Era quasi come se la discriminazione e l’odio verso le persone omosessuali fossero sanciti e provenissero dall'alto, da parte del presidente. Quella era l'atmosfera quando abbiamo iniziato a girare Queer as Folk, e le cose sono andate estremamente peggio con il passare delle stagioni, e ci rendemmo conto che non potevamo non affrontare tali questioni. Nelle ultime due o tre stagioni, lo show è diventato molto più politico. E fummo criticati di nuovo ora, non a causa del sesso, ma perché ci basavamo troppo su queste problematiche, affrontando tutte le questioni politiche e sociali. Abbiamo dovuto dichiarare: "Guardate, noi dobbiamo realizzare uno show in cui crediamo e fare ciò che pensiamo sia importante", e lo abbiamo fatto.

Lipman – Eravamo molto consapevoli del fatto che quella fosse solo una fase; si era aperta una finestra che poi si sarebbe richiusa. Sarei molto felice di poter dire: "Ci sono cinque, 10 spettacoli in onda che riguardano persone omosessuali con personaggi principali gay, e che non sono solo i segretari o dei vicini divertenti." Ma sapevamo perfettamente che non ci sarebbero stati per un lungo periodo di tempo. Era un’opportunità che non potevamo perdere; dovevamo parlare di tutto. Ripensandoci ora, abbiamo davvero affrontato tutto quello che volevamo.

Cowen - Tutte le varie questioni che dovevamo affrontare, dalle aggressioni omofobe, al parlare di AIDS e di HIV, ed il sesso sicuro, la discriminazione sul posto di lavoro, la discriminazione religiosa, l'adozione e la crescita di un figlio...

Lipman – Ed il raccontare un rapporto tra una persona siero positiva ed una negativa, che [a quel tempo] non era ancora mai stato fatto.

Cowen - Abbiamo mostrato cerimonie di nozze, anche se non erano legali. I nostri personaggi si sono sposati perchè provavano amore l’uno per l'altro indipendentemente da come il governo si poneva riguardo a questa questione. Ed abbiamo sentito di dover fare anche quello. Sentivamo una responsabilità sociale.

Lipman - La cosa più importante è che i gay, in qualche modo, finiscono sempre per costruire e trovare le proprie famiglie.

Cowen - Peter Paige [che ha interpretato Emmett] ha detto: "Si sono sintonizzati per i queer e sono rimasti per la gente." In sostanza, si trattava di un dramma familiare. Questo è quello a cui la gente ha risposto dopo aver preso nota dei vari problemi che lo show affrontava.

Lipman – Molte critiche provenivano da persone che non guardavano neanche lo show. Perché durante la quarta o quinta stagione, la gente diceva: "Ma riguarda solo questi ragazzi che prendono droghe e che fanno sesso." Eravamo già arrivati a cinque anni di show; la serie non parlava di questo. Le persone che effettivamente la seguivano lo sapevano.

Cowen - Io credo però che la cosa più politica che abbiamo fatto è stata quella di sessualizzare i gay. Alcune persone semplicemente vedevano la cosa come: "Oh, stanno solo mostrando un sacco di sesso." Non era questa l'intenzione. Il punto era di mostrare del sesso fino a quando la gente avrebbe detto: "Non è poi tutta questa gran cosa, è sesso, proprio come tutti gli altri fanno sesso.”

C'è mai stata una storia che non vi è stato permesso di rappresentare?

Cowen - No. La rete ci ha lasciato molta libertà. Saremo sempre grati per questo. E’ così raro lavorare in televisione ed avere tutta questa libertà.

Lipman - Abbiamo avuto un sacco di libertà nel fare lo show. E’ stata un'esperienza incredibile. Il motto della rete [all'epoca] era "No Limits" [ndt: Nessun limite] e con noi sono rimasti fedeli a quel motto. Il che accade raramente. Se esistesse una storia che ci siamo persi, è colpa nostra. O ci siamo dimenticati di farla o non l’abbiamo proprio pensata; ma non è stato perché la rete ci ha mai censurato.

Guardando indietro, qual è stato il vostro più grande rimpianto?

Lipman - Come direbbe Brian [Gale Harold]: " Nessuna scusa, nessun rimpianto"

Cowen - Guardando indietro, rimane uno show che riflette il tempo in cui è stato scritto. Ed è stato un momento molto importante. E’ stato un periodo di transizione politica e sociale. ... L’ultima stagione parlava di assimilazione. Ora, con il matrimonio tra persone dello stesso sesso [essendo legale], le persone vogliono assimilarsi a quella che è la corrente principale, ed è così che il mondo è andato avanti da Queer as Folk. Ma molti problemi che la gente pensa non essere più importanti per loro, noi li vediamo ancora molto presenti, sono stati solo trascurati o dimenticati a causa della focalizzazione sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Lipman - Quando è stata resa pubblica la sentenza della Corte Suprema, il giorno dopo sul New York Times, uno degli articoli principali in prima pagina era: "Un giorno storico per i diritti dei gay, ma una punta di perdita per la cultura omosessuale", che è uno dei risultati dell’assimilazione.

Che tipo di argomenti vorreste esplorare oggi se la serie dovesse tornare?

Lipman – Le questioni generazionali sarebbero interessanti. I nostri personaggi sarebbero ora nei loro tardi 30 o 40 anni e sarebbero in fasi molto diverse della loro vita rispetto a quelle in cui si troverebbero dei giovani omosessuali che sono nella loro adolescenza o sul finire dei loro 20 anni.

Cowen – Se dovessimo scrivere oggi, tenteremmo di avere più varietà perché oggi penso che siamo più consapevoli di quanto non fossimo allora. Non credo che 15 anni fa fossimo consapevoli dei problemi transgender nel modo in cui lo siamo ora. L’intero mondo LGBT è cambiato. Le comunità gay non sono più così gay, sono molto più miste ora.

Lipman - Non esistevano cose come Grindr. Abbiamo parlato di questo con uno dei nostri scrittori-produttori che è a Toronto e lui ci ha detto che la gente non va più nei bar o nei club per incontrare altre persone, ora lo fa su Grindr.

Cowen - In questo momento storico, le cose stanno cambiando molto rapidamente. Se ci pensi, a 20 anni da oggi, i giovani omosessuali diranno: "Vuoi dire che non potevate sposarvi allora?" Oppure: "Vuoi dire che ti hanno licenziato perché eri gay?" Sarebbe come se noi dicessimo alle nostre bis-bisnonne, "Cosa vuol dire che non potevi votare?"

Pensate che lo show potrebbe essere creato oggi con la stessa libertà ed il contenuto sessualmente esplicito che l'originale aveva?

Lipman - Forse per la tv via cavo, ma non so se Queer as Folk, se debuttasse oggi, sarebbe un successo. Credo che, in un certo modo, il pubblico sia andato avanti. Non penso che la comunità gay - e questa è una buona cosa - sia una cosa così insolita per il pubblico come lo era una volta. Al momento, il pubblico è più interessato a persone e personaggi transgender, come in Transparent e I Am Cait.

Cowen - Sono d'accordo. Ma transgender è molto più di ciò che riguarda solo i transgender. Va proprio oltre questo. Penso che valga per tutti: che tu sia etero o gay, tu hai il diritto di essere chi sei, non quello che tuoi genitori, la tua religione, la scuola, il governo o la cultura dicono che tu dovresti essere, perché ti capita di essere un uomo o una donna e quindi devi per forza essere in un certo modo. Questo tipo di oppressione è decisamente devastante per l'anima di molte persone. Ci sembra che finalmente ci sia il riconoscimento che si può essere liberi di essere chi siamo, e questa è la cosa più importante che sta accadendo in questo momento.

Vi sembra che programmi come I Am Cait e Transparent siano ripartiti da dove Queer as Folk aveva lasciato? Questi spettacoli che si occupano del mondo transgender affrontano gli stessi ostacoli che Queer as Folk ha incontrato durante i suoi primi anni? Che consiglio avete per loro?

Lipman – Esiste sempre uno show che è un colosso, ed è il caso di Transparent. Ci possono essere personaggi transgender in alcuni spettacoli, ma io non credo che ci sarà un'ondata di programmi transgender perché questo show è diventato un vero simbolo, un’icona di quel movimento. Quando stavamo facendo Queer as Folk, se qualcuno fosse venuto da noi e avesse chiesto: "Pensi che ci sarà mai una popolare, pluripremiata serie su di una persona transgender?" Avrei detto: "No, certo che no." Eppure è accaduto, quindi chissà cosa succederà prossimamente? Ci sono così tante reti e tanti contenuti in tv che è davvero difficile sapere quale sarà il prossimo, ma credo che la gente si abituerà a Caitlyn Jenner ed a Transparent e che anche questi non saranno poi chissà che.

Come a dire, "Siamo tutti uguali" e "Sei proprio come noi."

Lipman - E 'stato lo stesso con Queer as Folk. La gente smise di essere inorridita, confusa o sconcertata. Le persone lo stanno capendo. Mi ricordo che ci fu un sondaggio sul matrimonio tra persone dello stesso sesso durante Queer as Folk e risultò che il 10 per cento della popolazione pensava che il matrimonio omosessuale avrebbe dovuto esistere. Ora siamo arrivati a qualcosa come il 60 per cento. Ed è avvenuto molto più velocemente di quanto chiunque pensasse. Chi avrebbe mai immaginato che avremmo vissuto arrivando a vedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso o la Corte Suprema prendere una decisione del genere o la Casa Bianca illuminata con i colori dell'arcobaleno? Non avremmo mai pensato che sarebbe potuto succedere. Credo che la stessa cosa accadrà con le questioni transgender, la maggioranza accetterà rapidamente e andrà avanti. La gente ha scoperto che la cometa non ha colpito la Terra a causa del matrimonio omosessuale; non ci sono stati fulmini, Dio non ci ha punito. Ci sono tante altre questioni orribili in questo mondo - il terrorismo, le sparatorie, la tossicodipendenza - che richiedono attenzione. Questo non è qualcosa che colpisce [negativamente] le persone, e tutti dovrebbero essere in grado di vivere la propria vita ed essere in grado di essere ciò che vogliono essere.

Queer as Folk sta attualmente andando di nuovo in onda su Showtime con episodi disponibili anche su Netflix



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